Grecia

Già gli antichi Greci agli albori della loro civiltà possedevano dei cani, ma fino all’età classica si trattava di una sorta di cani lupo con orecchie erette, simili a quelli presenti in tutta Europa. Col tempo i cani furono addomesticati e divennero fedeli compagni dei Greci, specialmente nella caccia, attività nella quale erano particolarmente apprezzati nelle zone aspre e collinari dell’Ellade settentrionale. Erano comunemente usati animali di origine indiana che abbaiavano quando localizzavano la selvaggina, ma erano diffusi anche i levrieri dalle linee slanciate. I primi molossi furono introdotti in Grecia come prede di guerra dopo la sconfitta di Serse I, re di Persia, avvenuta nel 480 a.C.
Alessandro Magno importò questi cani dall’India, loro Paese d’origine, e li schierò in battaglia per scompaginare le formazioni nemiche. Gli Elleni inoltre avevano grande considerazione per i cani da guardia, usati per sorvegliare i templi di Asclepio. Si diceva che essi fossero stati capaci di distinguere i difensori indigeni dai barbari che tentavano di introdursi nel tempio di Minerva. Si narrava poi che i cani avessero salvato la città di Corinto da un attacco di sorpresa durante le guerre del Peloponneso. Quarantanove dei cinquanta cani a guardia dell’abitato furono uccisi dal nemico, ma il cinquantesimo riuscì a dare l’allarme. I cittadini, riconoscenti nei confronti dei loro difensori a quattro zampe, innalzarono un monumento in loro onore e il superstite ricevette un collare d’argento con incisa la dedica: “Al protettore e salvatore di Corinto”.

Nella letteratura e nella vita degli antichi Greci i cani erano una presenza costante. Nell’Odissea (IX secolo a.C.) Omero rese onore all’incrollabile fedeltà dell’animale:quando Ulisse ritorna a casa dopo vent’anni solo il suo cane, Argo, lo riconosce grazie all’istinto infallibile e al profondo affetto che nutre per l’antico padrone ma, vinto dall’età e dall’emozione, muore subito dopo. I cani inoltre hanno un ruolo in molte favole di Esopo (VI secolo a.C.). Due secoli dopo Senofonte, celebre storiografo, scrisse un trattato sulla caccia con i segugi (Kunegetika), e anche il filosofo Aristotele nella sua Storia degli animali cita molte razze canine. Si racconta che Alcibiade, personaggio celebre per le sue stravaganze, avesse acquistato un bichon per settemila dracme (una somma scandalosamente alta per quel tempo) al quale, con un ulteriore gesto di esibizionismo, aveva fatto tagliare la coda.I cani infine sono protagonisti di molti episodi della mitologia. Cerbero, lo spaventoso cane a tre teste con coda di drago e teste di serpente sul dorso, era il guardiano degli Inferi

Due cani si fronteggiano. Fin dall’antichità gli uomini organizzavano questi combattimenti per divertimento. Bassorilievo dell’Acropoli di Atene (510 a. C.).

Atteone, il mitico cacciatore greco della Beozia, fu divorato dai suoi stessi cani, dopo essere stato trasformato in cervo per aver accidentalmente visto la dea Artemide mentre faceva il bagno. Metopa di un tempio greco di Selinunte (VI-IV secolo a. C.).