La gerarchia del lupo e la trasformazione

Il branco è composto da circa sei membri. Ha una struttura rigida, e quasi sempre include un maschio dominante, la sua femmina, i cuccioli e alcuni altri adulti e giovani. AI livello gerarchico più basso si trova il lupo "omega". Questo animale è soggetto a continui maltrattamenti e umiliazione. Le ragioni non sono chiare, ma i lupi hanno bisogno di questa sorta di reietto. Se il lupo "omega" muore, viene subito sostituito da un altro animale di basso rango gerarchico. L'intero gruppo apparentemente trae vantaggio da questa organizzazione: essa infatti riduce l' aggressività latente sempre presente nel branco. Il maschio dominante, o lupo "alfa", spesso ostenta la sua autorità, per esempio fingendo di mordere il collo o la schiena di un gregario, Quest'ultimo, con orecchie, testa e coda basse, assume l'atteggiamento tipico di un lupo di rango inferiore. La coda mantenuta in alto è segno di dominio. Allo stesso modo un cupo e aggressivo ringhiare è un avvertimento di minaccia del lupo dominante nei confronti dei subordinati: Le decisioni del lupo "alfa"(come per esempio la scelta del momento migliore per la caccia) sono accettate dal gruppo. Il capo branco può tuttavia cambiare il corso di un'azione se i suoi compagni sembrano esitanti o impauriti. I gregari accolgono Sempre il maschio dominante manifestando nei suoi riguardi rispetto e affetto. Lo circondano e ognuno cerca di toccarlo, di leccarlo e di mordicchiargli le. guance. Questo rituale assomiglia al comporta- mento dei cuccioli che attendono il cibo quando il branco si sveglia.

La trasformazione del lupo

Per gli uomini di Cro Magnon, o per i loro antenati riuniti attorno a un fuoco dopo la caccia, la presenza di lupi che li scrutavano famelici non doveva essere inquietante. Il fuoco forniva la stessa protezione che anche oggi procura ad alcune popolazioni primitive. In quei tempi lontani la grave carenza di cibo spinse l'uomo a diventare cacciatore e a mangiare quanto più possibile in una sola volta per evitare la fame che sarebbe sicuramente sopraggiunta. Spesso, però, venivano catturati animali troppo grandi per poter essere consumati in un unico pasto e i resti venivano lasciati imputridire ai margini dell'accampamento. Senza dubbio i lupi in agguato nelle vicinanze provvedevano all'eliminazione degli avanzi. Questa è la ragione per cui molti esperti ritengono che i primi cani siano stati "parassiti" che seguivano l'uomo e solo successivamente lo abbiano aiutato nella caccia, nel trasporto di merci e nella guardia all'accampa- mento e al bestiame. La domesticazione deve dunque aver avuto luogo quando l'uomo viveva di caccia e di raccolta; un esperto in materia, Epstein, ritiene che il Canis lupus pallipes sia stato il diretto progenitore del cane. Tuttavia, l'origine del miglior amico dell'uomo rimane incerta. Sembra che nell'Età del Bronzo esistesse, soprattutto nel nord dell'Europa, il Canis familiaris palustris, il cosiddetto cane delle torbiere, progenitore del gruppo degli spitz. Gli zoologi del XVIII secolo distinguono, secondo una classificazione divenuta corrente ma controversa, quattro tipi primitivi di cani apparsi nell'Età del Bronzo: Canis familiaris matris optimae, precursore dei cani pastore; Canis familiaris inostranzevi, antenato dei molossi provenienti dall'India settentrionale; Canis familiaris intermedius, più recente, da cui si avranno i bracchi, e infine la razza mediorientale, la più antica, Canis familiaris leineri.