Rinascimento

Uno tra i più popolari esemplari fu quello attualmente conosciuto come levriero inglese, la cui origine risale all’epoca della colonizzazione romana.Questo cane era sempre stato apprezzato per la caccia, ma venne ben presto utilizzato anche come animale da corsa. Fu chiamato greyhound, secondo quanto affermano gli esperti, non per il colore del suo manto (in inglese grey significa grigio), bensì per la sua presunta origine greca: greyhound equivarrebbe a greekhaund (greco, in inglese greek). Un’altra teoria sostiene invece che l’etimologia del nome risalga al celtico greg o grech che indica semplicemente il cane.

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Per secoli in Gran Bretagna ci furono solo cinque categorie di cani (qualcuno potrebbe già chiamarle razze): levrieri, terrier, slowhound (uno specialista della caccia in palude oggi scomparso), large-hound (in inglese letteralmente grande segugio, in realtà era un mastino), e infine bulldog.
Questi ultimi venivano utilizzati nei combattimenti contro i tori, uno sport molto popolare rimasto legale fino al 1835. Nel XVI secolo gli allevatori inglesi crearono numerose razze a partire da queste cinque varietà, dando origine dapprima ai cani pastore e ai cani da guardia chiamati bandogges, tynkers e mooners poiché avevano l’abitudine di abbaiare alla luna (in inglese moon). Tra gli esemplari da caccia erano compresi i bloodhound, i gazehound, i lymeer, i tennebler, gli harrier e anche vari tipi di terrier. Diverse specie di spaniel e di setter venivano utilizzate per fiutare, stanare, e riportare gli uccelli uccisi dal cacciatore. Gli Inglesi inoltre possedevano animali da compagnia e “di lusso” come i warner, o roquet, i danser e i tornspit.

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La Gran Bretagna divenne rapidamente il principale Paese esportatore di cani, come peraltro lo è tuttora, I Tudor nel XVI secolo destinarono un’intera isola, chiamata l’isola dei Cani, all’installazione di sontuosi canili. Gli Stuart, che li ereditarono, modernizzarono questi allevamenti per soddisfare le richieste del mercato europeo:
Francesco I di Francia e il duca di Milano volevano animali da caccia, mentre Filippo I di Spagna richiedeva esemplari da combattimento. Anche i cani da compagnia erano sempre più apprezzati. Ci furono alcune resistenze a questo improvviso monopolio britannico del mercato dei cani.

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L’aristocrazia francese non poteva tollerare che le proprie splendide battute di caccia dipendessero totalmente da fornitori inglesi. Nacquero così i blancs du roy (bianchi del re), soggetti di una superba razza che rimase famosa f i- no alla Rivoluzione. Ciò nonostante la Francia continuò a rifornirsi di esemplari britannici e in particolare scozzesi. I blancs du roy erano però considerati impareggiabili dai loro padroni ed erano pertanto molto ambiti. A Chambord, che ospitava un’importante riserva di caccia, i sudditi locali furono di nuovo obbligati a tagliare i tendini dei garretti dei propri cani o ad appendere grossi blocchi di legno al collo degli animali per impedire che “volgari” cani si appropriassero della selvaggina riservata agli “aristocratici” blancs. Le nobildonne francesi del tempo preferivano invece i piccoli spaniel e i levrieri italiani. Enrico III nominò custodi e stanzi l’enorme somma di centomila scudi d’oro per assicurare una vita lussuosa alla sua muta di piccoli cani

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Inghilterra e Francia, così, furono determinanti in Europa per lo sviluppo delle razze canine durante il Rinascimento. Ma fu riservato agli Italiani, in particolare agli artisti delle due città rivali di Firenze e Venezia, il compito di immortalare questi animali lasciando così ai posteri una traccia indelebile della loro presenza in quell’epoca.

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